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mercoledì 17 novembre 2010

FILOSOFIA ----------------- PROVE D'ESSERE

Dopo breve pausa, per motivi personali, torno a scrivere qualcosa per me ed i miei pochi lettori. Stavolta scrivo di un dilemma tipico di qualche studente del liceo classico o scientifico. Conosco questi dubbi perche' li avevano alcuni miei coetanei quando eravamo poco piu' che quindicenni.
"Come faccio a sapere che ci sono?"
Magari questo dubbio viene insieme a qualche crisi esistenziale galoppante, ma non e' un dubbio balzano, ci hanno pensato su in tanti, almeno da Parmenide. Proprio Parmenide giunse alla conclusione, apparentemente rigorosa, che l'essere e' un ente immutabile, tutto cio' che puo' cambiare e' una illusione, una sorta di proiezione su questo ente chiamato anche Sfero.
 E' una idea che, tra l'altro, hanno anche alcuni scienziati attualmente, immaginano questo sfero come il nostro Universo, che in realta' sarebbe un buco nero, e sulla sua superficie scorrono immagini bidimensionali di tutti gli enti, queste immagini pero' hanno tutte le informazioni (da "in" e  "forma", quindi "dare una forma") che ci consentirebbero di ricavare immagini tridimensionali. Anche noi saremmo immagini in questa specie di "realta' virtuale", inconsapevoli della nostra illusoria realta'.
Trascurando il fatto che Parmenide tenda a confondere l'essere come atto di essere con l'essere inteso come cio' che e', ovvero gli enti, c'e' qualcosa che non va in questa idea dello sfero.
Il punto debole dell'essere parmenideo e' che esso e' solo essere, non puo' ovviamente includere il non-essere, e non ha parti, e' una sorta di monolite. Ora io mi pongo la domanda: "Ci sono parti in questo essere?" Debbo rispondere "No, non ci sono parti!" Ma non avevo detto che il non essere era escluso dallo sfero?
Sembra un giochetto verbale, ma chi legge provi a pensarci un po' meglio.
Per superare il problema dobbiamo ipotizzare che queste parti ci siano, ma e' chiaro che ogni parte, a sua volta, deve poter essere composta da parti, altrimenti si torna al punto di prima. Alla fine il numero di parti va all'infinito, inoltre dobbiamo pensare che ci sia sempre qualcosa, tra una parte e l'altra, non ci puo' essere il nulla, per lo stesso motivo di prima.
Potremmo chiamare questa proprieta' "Horror vacui", cioe' "Orrore del vuoto" come gia' la chiamavano vari filosofi classici, ovviamente qui si intende il vuoto-niente, non il vuoto dei fisici moderni (che non e' mai niente, guarda un po').
Dunque, abbiamo concluso che l'essere e' composto di parti, ma allora qualunque cosa sia composta di parti deve essere, ovvero e' un ente, c'e', insomma, e non e' possibile che il non essere abbia delle parti! 
Ma allora e' facile stabilire se io ci sono, basta vedere se sono divisibile in parti, possibilmente senza farmi male! Be' la mattina mi rado, e la barba faceva parte di me, prima di radermi!
Dunque l'essere e' un fatto, da sperimentare con una esperienza anche solo ipotetica, e questa esperienza e' alla base di ogni ragionamento successivo.
Chissa' Cartesio che direbbe!

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