Invito ai navigatori!

Scuola, Retrocomputing, Retrogames, Filosofia, in modo semplice e con qualche innovazione.
Se gradirete i post di questo sito non mancate di cliccare su qualche banner pubblicitario, a voi non costa nulla, e potete anche trovare qualche occasione!
Commenti (civili) e giudizi sono graditi, attendete qualche giorno per vederli, debbo prima controllarli e poi eventualmente rispondere.

domenica 31 ottobre 2010

FILOSOFIA ----------------- NOVITA' SULL'ESSERE

Sono millenni che se ne parla, spcialmente in rapporto alla creazione. Ha senso parlare di essere e non essere? E cosa significa essere?
Per prima cosa e' bene specificare che la parola ha piu' significati, questi mi vengono in mente:
  1. Essere come sostantivo significa in pratica ente, qualcosa che esiste, nel senso comune del termine, ad esempio essere umano, oppure nel modo di dire "e' un essere spregevole", ecc.
  2. Essere (verbo) come stato, per esempio "o sono qui", oppure "io sono impiegato del Tesoro", ecc.
  3. Essere (verbo) come atto di essere, per esempio "Dio c'e'?"
Mentre i primi due significati non danno problemi, il terzo ne da eccome, tanto per cominciare Parmenide intendeva l'essere in un qualcosa che mescolava il primo e terzo significato, individuando l'essere come uno sfero, quindi un ente, immutabile ed eterno, in cui tutti gli altri enti risultavano come pallide immagini sulla sua superficie.
Per il momento non polemizzo con questa idea, ma essa ha comunque influenzato l'idea che si ha di Dio, cioe' del creatore, che viene ancora inteso come un ente, l'ente supremo che fa essere tutto il resto.
Il problema e' che questa idea non impedisce di pensare che Dio, essendo anche lui un ente, non si differenzia in fondo dal resto del creato, e puo' sempre porsi la domanda, "Ma Dio chi o cosa lo ha creato?"
Se si decide di isolare del tutto il terzo significato dal primo, si puo' arrivare ad intendere l'essere come un atto sempre uguale per tutte le cose, nel senso che tutte le cose sono, non solo, ma questo atto e' immutabile, ed e' eterno, perche' nulla viene dal non essere, ne' puo' tornarci.
Abbiamo dunque qualcosa di eterno, immutabile, che fa essere tutte le cose, non e' un ente, e'  un atto, l'atto di essere. Se imponiamo a questo atto il nome di Dio troviamo che questa idea non consente di attivare una serie infinita, se ci chiediamo "Cosa fa l'atto di essere?" dobbiamo ammettere che questa cosa sia, quindi si torna all'essere come atto fondante e primario, non superabile.
Cio' mi porta a definire Dio non come un ente, ne' come creatore, ma come Creazione intesa come atto di creare, o di far essere, un atto unico senza intervalli.

APRENDO LA PORTA

Finalmente un inizio, il poco tempo che ho non mi consente ancora di aprire un sito, ma almeno, cosi' posso dare un riscontro alla mia voglia di rendere pubbliche le mie idee, e avere la possibilita' di conoscere cosa ne pensa chi le legge.
Gli argomenti principali saranno tre: filosofia, retrocomputer, scuola, l'aspetto sara' spartano, l'ho scritto, il mio tempo e' poco.